PER SOGNARE UN PO'...
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La favola non smette mai di affascinare, sia i piccini sia i grandi. Le fiabe sono solo dei ricordi d'infanzia o non sono piuttosto un codice da interpretare? Andiamo alla ricerca dei valori, dei miti, della storia profonda dell'umanità e dell'io che trasmettono.

                          

giovedì 24 febbraio 2011

Lettura e rilettura di un albo illustrato

Nel passato le strategie adottate per leggere un albo illustrato erano:
- lettura di una parte del testo e sospensione per mostrare l’immagine corrispondente ai bambini.
- presentazione e spiegazione di tutte le illustrazioni del libro, seguita dalla lettura del testo, interrotto per mostrare l’immagine corrispondente.
In entrambi i casi, però, l’effetto prodotto è fuorviante, sia riguardo alla comprensione della storia che al piacere di leggere.
È un tipo di lettura che frammentando troppo il testo, indirizza l’attenzione del bambino solo su alcune parti della narrazione o sull’illustrazione.
Perché il piccolo lettore possa godere appieno della storia sarebbe preferibile leggere a voce alta e limitare al massimo le interruzioni.
L’educatore può sfogliare il libro, leggere il testo e ogni tanto interrompersi per mostrare l’illustrazione che rappresenta un momento significativo della narrazione.
Le interruzioni non dovrebbero essere molte e andrebbero studiate in precedenza.
La situazione ideale sarebbe quella di leggere per intero la storia e presentare le illustrazioni solo a lettura ultimata.
Solo a questo punto le figure possono essere esplorate in un secondo momento con modalità differenti:
- libera fruizione individuale, durante la quale il bambino osserva, riconosce, ricerca ciò che ha ascoltato ed in seguito scopre altri elementi insospettati.
- esplorazione collettiva, durante la quale i bambini riuniti in un gruppo spontaneo o gestito dall’educatore, guardano le immagini secondo un ordine stabilito assieme, le riconoscono, le ricollegano alla storia ed esprimono le loro preferenze.
- narrazione continuativa, eseguita dall’adulto, delle illustrazioni relative agli avvenimenti prima ascoltati.
Le tre diverse modalità di lettura iconica non si escludono ma si integrano, offrendo la possibilità di effettuare più riletture.
Il guardare le immagini solo dopo la lettura ad alta voce è un modo per abituare il bambino ad ascoltare e a percepire con attenzione la parola scritta.
Per amare la lettura dovrà imparare a non considerare la parola come subordinata all’immagine, che finisce per intrappolare l’originalità del linguaggio.
Utilizzando questa strategia potrà ridare sia all’immagine che al testo una propria autonomia narrativa e di significato provando un piacere profondo fruendo dei due tipi di linguaggio.
Il libro illustrato poi si presta a differenti modalità di rilettura delle immagini e del testo:
- rilettura delle sole immagini: condotta individualmente o in piccolo gruppo senza la presenza dell’adulto. È un tipo di lettura esplorativa durante la quale il bambino può soffermarsi su ciò che desidera e per il tempo che vuole.
Il bambino può chiedere alcune spiegazioni all’educatore o condividere le osservazioni con un compagno: è un modo per riappropriarsi meglio di un racconto piaciuto e per sentirlo più vicino.
- rilettura delle sole immagini in un gruppo gestito dall’educatore che attraverso la strategia di domande-stimolo guida i piccoli lettori: i bambini possono provare a narrare la storia oppure soffermarsi su alcune scene per rivivere le emozioni dei protagonisti.
È una lettura gestita come una conversazione, ma che può essere gestita solo dall’adulto senza l’intervento del bambino.
- rilettura del testo scritto da parte dell’adulto: può essere una lettura integrale dell’intero libro o parziale di parti significative e coinvolgenti.
Questo ritorno al testo può essere proposto dai bambini, ma deve essere sollecitato dall’adulto per abituare i lettori a soffermarsi in modo diverso sul testo.
L’educatore deve prendere questa scelta in precedenza per decidere che parti riproporre e le modalità esecutive scelte: la decisione verrà svolta anche grazie alle preferenze dei bambini.

Come scegliere un libro in base alle fasce di età

0-6 mesi: Ascolto della voce materna che legge e contatto fisico con l’uso dei cinque sensi. Inizio del rapporto con il libro: il bambino lo tocca e lo porta alla bocca.
Libri in: plastica imbottita che galleggiano, con maniglia e sonaglio sul dorso; stoffa di cotone, con pagine imbottite, o appendici di un cuscino; spugna pressata.

6-12 mesi: Interesse per foto e figure. Il bambino prende in mano i libri e cerca di manipolarli. Attrazione per immagini colorate di oggetti familiari o figure di bambini.
Libri in stoffa di cotone, con pagine imbottite, appendici di un cuscino o in spugna pressata. Primi libri cartonati di piccolo formato.

12-15 mesi: Il libro diventa un oggetto familiare che il bambino può sfogliare e contiene parole che lo attraggono. Libri con figure che riguardano azioni della vita quotidiana e di piccoli animali. Illustrazioni nitide ed essenziali, con bordi definiti, colori chiari, senza sfumature. Figure che il bambino è in grado di riconoscere; filastrocche, storie in rima; libri robusti e maneggevoli.

16-18 mesi: Ripetizione di espressioni e parole, primi meccanismi di comprensione.
Si tratta di libri che presentano: trasformazioni successive di uno stesso oggetto; un soggetto prima isolato ed in seguito all’interno di un contesto con un ruolo definito; oggetti chiari inseriti in una scena semplice, che permetta di fare associazioni logiche fra gli elementi e di identificarsi con i personaggi; frasi brevi e facili che il bambino può imparare.

18-21 mesi: Apprendimento di nuove parole, curiosità di conoscere nuovi oggetti delle storie, il bambino riesce a sfogliare il libro nel verso giusto, imita la voce del lettore. Si tratta di protostorie cioè storie semplici con successione di eventi; un personaggio che interagisce con oggetti o animali in situazioni simili; storie che trattano di vicende quotidiane; libri cartonati con buchi.

21-24 mesi: Comprensione di frasi brevi e semplici, apprendimento di nuove parole, richiesta di conoscere il nome degli oggetti e delle persone.
Storie brevi in cui si trovano episodi più complessi; albi cartonati e illustrati.

24-36 mesi: Il bambino porta con sé i libri in giro per casa e racconta le storie ai suoi giochi, comprensione di frasi più complesse e apprendimento di parole nuove.
Storie brevi che permettono l’identificazione con i personaggi, che narrano aspetti della vita quotidiana, divertenti, albi illustrati.

3-6 anni: Il bambino porta con sé i libri in giro per casa e racconta le storie ai suoi giochi, comprende frasi più complesse, apprende nuove parole attraverso la lettura.
Storie complesse in cui si trovano molti personaggi, storie fantastiche, di bambini che trattano momenti di vita quotidiana, di amicizia, di fratelli.
Libri fantastici e avventurosi, simili alle fiabe, albi illustrati.

Titoli di libri per bambini dagli 0 ai 3 anni

Di seguito ho deciso di riportare alcuni titoli di albi illustrati per bambini che ritengo molto significativi, e che a mio parere dovrebbero essere proposti negli asili nido e anche i genitori dovrebbero leggere ai propri figli, perché aiutano ad affrontare momenti difficili che fanno parte della quotidianità ma che spesso costituiscono delle vere e proprie barriere sia per i piccoli che si trovano impreparati ad affrontare il mondo, ma anche da parte dei genitori, quando si tratta di non ferire i loro sentimenti, o quando invece non sanno come rapportarsi con loro.

M. D’Allancé, Che rabbia!, Milano, Babalibri, 2000.
Narra la storia di un bambino che per la prima volta prova un sentimento così forte di collera che giunto ad un certo punto esplode; è particolare e semplice da capire perché è stato utilizzato un linguaggio semplice e delle immagini chiare, ma di sicuro effetto sul lettore.

P. H. Reynolds, Il punto, Milano, Ape Junior, 2003.
Il libro tratta la storia di una bambina che si sente inadeguata, non capace di portare a termine ciò che le viene richiesto, ma può accadere che l’incontro con un adulto, che invece capisce il suo punto di vista, possa ribaltare la situazione.

S. Lee, L’onda, Mantova, Corraini, 2008.
Si tratta di un albo illustrato privo di testo, che può essere considerato come una piccola opera d’arte, in cui è narrato l’incontro di una bambina con il suo nuovo compagno di giochi, il mare.

J. H. Chen, Il principe tigre, Milano, Babalibri, 2005.
È un albo illustrato che trae ispirazione da una leggenda cinese che narra la storia di un bambino cresciuto da una tigre; si può vedere un collegamento con Il Libro della giungla di Kipling.

L. Lionni, Federico, Milano, Babalibri, 2005.
Tratta la storia di un topolino che a differenza dei suoi compagni ha uno spirito creativo ed artistico: è una lettura moderna e capovolta della favola di Esopo La cicala e la formica.

I. e E. Mari, La mela e la farfalla, Milano, Babalibri, 2004.
Libro pubblicato per la prima volta nel 1969 ancora oggi riscuote grande successo, per il valore e la semplicità di una storia così bella che tratta della trasformazione di un piccolo uovo contenuto nella mela, in bruco, ed in seguito in farfalla, trasmettendo continuità nella narrazione dall’inizio alla fine.

E. Carle, Il piccolo bruco mai sazio, Milano, Mondadori, 1989.
Libro pubblicato per la prima volta nel 1969, tradotto in più di 30 lingue, narra della trasformazione di un bruco in farfalla, ma la sua particolarità consiste nell’uso di materiali scelti per la realizzazione, e per l’approccio educativo che trasmette ( i numeri, i giorni della settimana, gli alimenti).

Elzbieta, Flon - Flon e Musetta, Bolzano, Aer, 2004.
Il racconto è di un autore di origine polacca che in questo albo tratta i temi della guerra, della separazione, del distacco e della perdita: il bambino è in grado di immedesimarsi nel ruolo dei personaggi che, durante la guerra si trovano ad essere separati dal filo spinato non potendo più giocare insieme, ma che in seguito, una volta terminata, ritorneranno ad abbracciarsi.

A. W. Von Konigslow, Chi la fa nel posto giusto, Milano, Il Castoro, 2004.
Si tratta di un libro divertente e carino che presenta il modo in cui diversi animali si rapportano con l’uso del water: i bambini di sicuro rimarranno stupiti da questa storia in cui si possono identificare.

M. E. Agostinelli, Sembra questo sembra quello…, Milano, Salani, 2002.
È un libro che stimola la fantasia e la creatività del bambino, mostrando prima un particolare ingrandito di un’immagine, l’autrice invita il bambino a capire di cosa si tratta e a trovare delle analogie con l’oggetto rappresentato.

martedì 22 febbraio 2011

La mia esperienza di tirocinio

Quest’estate ho svolto il tirocinio promosso dall’università presso una scuola materna - nido Integrato a Rovigo per un totale di 250 ore.
L’attività ha rappresentato per me un’esperienza molto significativa, e che ha contribuito a rafforzare la mia scelta verso il lavoro futuro che andrò a compiere, in quanto mi ha permesso di mettersi in gioco e di confrontarmi con i vari momenti che caratterizzavano la giornata al nido.
Sono riuscita ad acquisire maggiore sicurezza e fiducia in me stessa perché ho avuto a che fare con educatrici molto qualificate, che mi hanno aiutato in ogni momento e nei miei confronti si sono sempre dimostrate disponibili, venendo incontro alle mie esigenze e magari correggendomi quando inconsciamente stavo sbagliando senza rendermene conto, cercando comunque di non farmi pesare un errore, ma inducendomi ad assumere un atteggiamento positivo, tranquillo e rassicurante.
Fin dal primo momento sono stata subito coinvolta nei vari momenti che scandivano la giornata, e ho cercato sempre di offrire il mio aiuto per rendermi conto direttamente come risolvere i problemi che si presentavano e per capire come i bambini reagivano alle varie attività proposte in sezione in gruppo o singolarmente, e nei momenti di condivisione come quelli dell’accoglienza e del pranzo in cui nido e materna sono uniti.
Una cosa che mi ha lasciato molto stupita, ma allo stesso tempo felice, è che i bambini erano entusiasti quando si trattava di svolgere nuove attività che facevano parte della progettazione annuale: si preparavano subito tutti seduti sulle seggioline ai banchi pronti ad aspettare il compito che l’educatrice avrebbe assegnato loro.
Li trovavo tutti molto intelligenti e desiderosi di provare, sperimentare e mettersi in gioco, senza timore se quello che facevano potesse essere sbagliato o meno, e pronti ad accettare il consiglio se venivano corretti, e spesso succedeva che venissero a chiedere se quello che avevano realizzato andasse bene, felici per aver svolto una nuova attività.
Avevano bisogno di essere stimolati, sembrava quasi lo chiedessero con gli occhi, sapevano di poter imparare tanto dagli adulti che li circondavano: mi rendevo conto di trattarli non come piccoli sottovalutando le loro potenzialità o capacità solo perché erano bambini, ma come “personalità attente” che si emozionavano per le cose più semplici.
Per sottolineare la grande attenzione ed intelligenza di questi bambini mi viene da pensare a come fossero attratti dai libri e la loro voglia di sfogliarli: il momento di aprire il baule con tutti i libretti colorati era molto atteso e appena ne estraevano uno, subito mi chiedevano di raccontare loro la storia.
Al giorno d’oggi, in cui la televisione e i videogiochi sembrano avere il primato sulle relazioni, sul piacere della scoperta e sullo stare assieme con gli altri per condividere qualcosa in compagnia, questi bambini rappresentano una eccezione e il loro comportamento si dimostra differente da quello di molti altri che spesso anche a casa sono lasciati soli di fronte alla tv babysitter, e i genitori per mancanza di tempo da dedicare loro gli propinano dei cartoni animati perché stiano tranquilli.
È bene sapere adottare delle strategie per mantenere viva la loro attenzione e il loro interesse, ad esempio tramite la drammatizzazione del racconto, oppure leggendo il libro mostrando loro le immagini in sequenza della storia, perché capiscano lo svolgimento cronologico e si immedesimino nei personaggi delle avventure.
Sono rimasta molto colpita da una bambina che era appassionata alla storia di Cenerentola e mi chiedeva di leggerla molte volte, sia per un senso di sicurezza che le derivava, dal momento che ripercorrendo assieme il racconto, lei poteva anticiparmi ciò che sarebbe accaduto nella pagina, e sia perché a lei piacevano molto il colore rosa e le storie di principesse, tanto che un giorno, terminato il racconto, ha preso per mano un suo compagno e si è immedesimata nel ruolo di Cenerentola al ballo con il principe.
Questo mi ha fatto sorridere e scaldato il cuore, perché ha significato per me essere riuscita a trasmettere qualcosa dal mio racconto, tanto da stupirla fino al punto di rivivere la situazione della storia, e le ha permesso di giocare con la fantasia e mettere in atto il gioco simbolico.
Per quanto riguarda la messa in atto del mio progetto ho ricevuto tutto il sostegno e l’aiuto necessario dalle educatrici e in modo particolare da Chiara, la mia tutor aziendale, che ha cercato di capire quali erano le mie difficoltà e ha fatto in modo di mettermi a mio agio di fronte ai bambini ai quali dovevo raccontare la storia, presentadomi e invitandoli a fare particolare attenzione perché avrei raccontato delle storie molto belle, che sarebbero piaciute loro.
Le varie letture proposte sono state concordate di volta in volta in base anche alle esigenze delle educatrici, che dovevano portare a termine le attività che facevano parte della progettazione annuale, e alle quali anch’io ho dato il mio contributo per realizzarle.
Il mio progetto si rivolgeva sia ai bambini del nido dai 24 ai 36 mesi della sezione primavera, sia ai bambini del primo ciclo della scuola materna, anche se per quanto riguarda una lettura, è stata svolta un’attività congiunta con i bambini sia di 3 che di 4 anni.
La prima lettura scelta riguardava la storia de I tre Porcellini che, essendo la prima esperienza di fronte ad un gruppo di bambini che non mi conosceva, si è svolta con l’ausilio di Chiara.
La storia era ben nota ai bambini, per cui si è voluto sfruttare questa caratteristica per meglio avvicinarli alla lettura e al mio progetto, e perché si sentissero sicuri dell’attività che dovevano svolgere.
Prima è stata presentata ai bambini di 3 anni tramite la lettura drammatizzata riproducendo i movimenti e i comportamenti dei personaggi, caratterizzando la voce a seconda del ruolo che veniva interpretato: la reazione dei bambini era di stupore.
Attirati com’erano dal racconto, ne seguivano tutte le fasi, e ridevano dei cambi di voce quando si interpretava il ruolo del lupo con la voce grossa e riproducevano il suo soffiare verso ciascuna delle case dei tre porcellini.
In seguito è stato proposto ai bambini di provare essi stessi a ripercorrere i vari momenti della storia, interpretando i ruoli dei vari personaggi: ciò ha avuto l’effetto di farli divertire entrando pienamente nel racconto, ed il momento che aveva per loro l’effetto più significativo era proprio il soffiare del lupo interpretato dal bambino, che, quando giungeva presso la casa di ognuno dei maialini, inseguiva il maialino che stava scappando cercando di raggiungerlo.
Al termine di questa attività i bambini a coppie o a gruppetti di tre dovevano colorare con i pennarelli i vari momenti della storia che sceglievano loro a seconda se era piaciuto di più il lupo che soffiava o i porcellini nella casetta, cercando di rispettare però, quelli che erano i colori reali dei personaggi e delle cose ( i porcellini di colore rosa, il lupo grigio …).
Questa attività in coppia o in gruppo serviva per far emergere in loro il concetto di condivisione con il compagno, per esempio dei pennarelli, e di cosa ognuno doveva colorare nella scena, perché capissero l’importanza del lavorare in gruppo oltre al rispetto di alcune regole che erano state introdotte nell’attività, e che sono presenti anche nella realtà quotidiana.
I disegni colorati dai bambini venivano disposti in sequenza, dopo che erano stati ordinati con l’aiuto dell’educatrice, e veniva realizzato in questo modo un cartellone a testimonianza dell’attività svolta, per lasciare un segno tangibile da appendere in sezione come ricordo per i bambini che erano stati i veri protagonisti dell’attività.
La lettura è stata proposta in maniera più semplificata anche ai bambini del nido che conoscevano molto bene la storia in tutti i passaggi, perché abituati a sfogliare i libretti presenti in sezione, e i personaggi erano stati stampati in fogli A4 perché i bambini sono molto attenti alle immagini e chiedono spesso di poter vedere meglio, per soddisfare la loro curiosità ed intelligenza.
E’stata svolta la lettura drammatizzata, in cui veniva letta la storia mimando con i bambini il soffiare del lupo quando si presentava ad ognuna delle case, caratterizzando la voce del lupo perché, essendo più grossa e forte, stuzzicava il loro interesse, contro la voce più flebile e paurosa dei porcellini.
I bambini hanno partecipato con grande entusiasmo disposti in cerchio per poter vedere anche nel libretto cosa facevano i vari personaggi, si sono dimostrati attenti e incuriositi: non c’è stato nemmeno bisogno di richiamarli perché osservassero meglio o ascoltassero, perché erano talmente attratti dal libro e dalla storia che conoscevano bene, che anticipavano il mio racconto, narrando ciò che sarebbe avvenuto in seguito.
Può essere utile lasciare qualcosa ai bambini dell’attività svolta perché possano averne un riscontro fisico, un oggetto, un disegno o cartellone, perché possano realmente venire a contatto con qualcosa fatto da loro, a testimonianza del lavoro svolto.
È stato poi chiesto loro di disegnare con i colori a cera i tre porcellini e il lupo in una scena che li ha colpiti maggiormente, e questo ha permesso di verificare se hanno scelto di utilizzare i colori che rispecchiano nella realtà i personaggi, e come evolve la loro capacità di rappresentazione e la manualità fine: il disegno sarebbe stato poi inserito nella cartellina personale di ogni bambino che, a fine anno, sarebbe stata consegnata ai genitori.
Un’altra lettura che ho deciso di affrontare con i bambini perché ho trovato significativa, ma allo stesso tempo semplice, con immagini che attirano l’attenzione, è stata La nuvola Olga di Nicoletta Costa, che ci è stata presentata come illustratrice durante il corso di Educazione alla lettura e che ha suscitato il mio interesse, per l’abilità dell’autrice nel rendere adatte le immagini a ciò che il testo vuole esprimere, e alla genuinità di colori e forme che evoca nell’insieme, e che suscitano nei bambini il piacere nel sfogliare il libro.
È stata proposta prima ai bambini di 3 e 4 anni che per l’occasione si sono riuniti in una classe e disposti nei vari banchi predisposti per l’attività, e che si sono dimostrati impazienti nell’attendere la lettura della storia che già li aveva colpiti per l’immagine della nuvola sulla copertina, ed erano emozionati come sempre quando si trattava poi di produrre realmente qualcosa.
La storia è stata letta cercando di dare enfasi per differenziare la voce della nuvola rispetto a quella degli altri personaggi, e nel frattempo si cercava di mostrare i vari personaggi oltre che nel libro, anche stampati su un foglio A4, per rendere meglio l’idea delle azioni che stavano svolgendo, attirando così i bambini che diventavano partecipi della lettura dialogata, perché venivano interpellati per verificare se avevano compreso le varie sequenze e se si ricordavano i nomi dei personaggi che Olga incontrava nel suo percorso.
Poi alcuni bambini venivano chiamati per interpretare il ruolo dei vari personaggi: essi provavano a ripetere ciò che questi avevano risposto ad Olga quando lei chiedeva se poteva fare la pipì: erano molto divertiti da questo e subito tutti alzavano la mano per provare a mettersi in gioco ad interpretare a loro volta i diversi ruoli.
Ma l’attività che più li ha coinvolti, e di cui si sono dimostrati orgogliosi, è stata la realizzazione della propria nuvola Olga personale: i bambini dovevano disegnare su un foglio bianco la nuvola, colorandola a seconda del gusto personale per renderla propria, e sul retro sarebbe stato poi incollato il cotone che rappresentava la sofficità e la morbidezza della nuvola.
Vi era chi l’aveva realizzata il più somigliante possibile alla Olga del racconto, chi l’aveva resa più personale decidendo di colorarla con il colore che più preferiva, c’era una nuvola piccola e timida e un’altra grossa e coraggiosa che rispecchiava il loro stato d’animo, e come avevano vissuto la storia a loro raccontata.
Con i bambini della sezione Primavera è stata narrata la storia presentata come una sorpresa, per suscitare ancora di più il loro interesse e perché potessero vivere il libro come un dono per imparare e riflettere su alcuni aspetti della vita quotidiana e sulle relazioni che vivevano già all’interno del nido come un mondo in piccolo, in cui bisogna considerare oltre alle proprie esigenze anche quelle di coloro che ci sono accanto.
I bambini si sono disposti in cerchio su un materassino, il cosiddetto angolo morbido, che rievoca un momento di intimità, sicurezza proprie di un’attività raccolta in cui porre attenzione a ciò che viene proposto: è stata perciò narrata la storia come sempre, mostrando le immagini dei personaggi che meglio permettono la comprensione di ciò che viene raccontato, aiutando a concentrare l’attenzione su ciò che i personaggi compievano e che erano azioni che potevano riscontrare e osservare anche nella vita quotidiana (la donna che stende i panni, il gatto che dorme, la gallina che passeggia con i pulcini)…
Si è trattato di svolgere una lettura dialogata tramite domande chiedendo magari “Avete visto che la nuvola nella storia incontra il sole?E voi l’avete visto?Dove si trova?”, giusto per unire racconto e realtà facendo un paragone.
Un’altra lettura che è stata scelta assieme alle educatrici, visto che era prevista una visita alla fattoria didattica per i bambini della sezione Primavera e per quelli della Scuola Materna, era il libro della fattoria in cui erano illustrati tutti gli animali che i bambini avrebbero potuto vedere nella realtà, e la loro casetta, spiegando che ad esempio “dalla mucca si ricava il latte per fare il formaggio”che i bambini a pranzo spesso mangiavano, “dalla pecora la lana per fare i maglioni perché quando fa freddo la mamma veste i bambini con vestiti più pesanti per rimanere al caldo”.
In seguito era stato chiesto loro qual era l’animale che preferivano e che avrebbero colorato con i colori a cera per inserire il disegno nella cartellina dei lavoretti compiuti nel corso dell’anno, e che sarebbe stato per loro un ricordo della giornata passata assieme ai compagni a vedere gli animali che già avevano potuto osservare nel libretto e che ricollegavano poi a quelli visti dal vivo.
Per concludere il progetto ho scelto un libro simpatico, ben illustrato e gradevole per il colore delle immagini, Ma che cos’è questo? ,che trattava la storia di alcuni animali che vedono per la prima volta il vasino e si chiedono che cosa possa essere, fantasticando mille soluzioni possibili, quando infine giunge il bambino esclamando che in realtà era il suo vasino mostrando agli animali a cosa serviva.
È stata una lettura che ha fatto molto divertire e sorridere i bambini, che fino a qualche mese prima usavano anche loro il vasino, per cui avevano esperienza di cosa fosse e a cosa servisse, e sentire gli animali che si interrogavano su quale fosse l’utilizzo dello strano oggetto li faceva sorridere, perché in realtà essi erano consapevoli dell’uso e si immaginavano gli animali che magari lo descrivevano come un cappello, una barchetta o una ciotola …
Queste sono le storie che ho deciso di affrontare e che mi hanno permesso di vedere come i bambini si approcciano ai libri, quali sono i racconti che li divertono di più, chiedendomi di rileggerne alcuni in particolare che li hanno colpiti per la loro storia, o perché si immedesimano nei personaggi dei racconti o perché possono avere un riscontro concreto nella realtà.
Altre volte mi è capitato, senza avere i libri davanti agli occhi, di raccontare soltanto alcune storie (Pinocchio, Cenerentola, Cappuccetto Rosso) e loro rimanevano stupiti e ponevano grande attenzione a ciò che dicevo, come se mentalmente si immaginassero ciò che stavo loro descrivendo.
La lettura, perciò, dovrebbe essere una costante nella vita del bambino accompagnandolo quotidianamente nel suo percorso di crescita, una compagna di vita che non dovrebbe mai abbandonarlo, e della quale il bambino dovrebbe percepire la necessità, non come un qualcosa di imposto che gli adulti vogliono che faccia sua.
Gli educatori, perciò, hanno il compito importante di saper proporre quelli che sono i libri più significativi che trasmettono un messaggio che il bambino può recepire, avendo anche la capacità, tramite la lettura dialogata, di farlo immergere ancora di più nel racconto emozionandolo e divertendolo.
Perché la lettura deve essere vissuta come qualcosa di piacevole, un piacere appunto, perché possa far emergere la motivazione intrinseca che spinge il bambino ad accostarsi ad essa.
Le attività didattiche conseguenti possono essere utili senza che il bambino le viva però come qualcosa di obbligatorio che è costretto a fare, ma come una componente che gli permette di entrare in pieno contatto con i personaggi e la trama.

lunedì 21 febbraio 2011

Nel paese dei mostri selvaggi

Si tratta di un libro scritto da Maurice Sendak nel 1963 che narra le avventure immaginarie di un bambino di nome Max, travestito con un costume da lupo, che dopo un litigio con la mamma che lo definisce “Mostro Selvaggio” lo manda in castigo nella propria camera senza cena.
Nella stanza incomincia a crescere una rigogliosa foresta che ricopre le pareti: Max inizia ad esplorare il luogo e trova una piccola barca sulla quale incide il proprio nome, e con la quale parte per un viaggio che sembra durare mesi, forse anni, che lo conduce nel paese dei mostri selvaggi.
Il bambino inizialmente intimorito riesce però a superare la paura iniziale fissandoli negli occhi.
Con il passare del tempo nasce una profonda amicizia tanto che i mostri decidono di proclamarlo il loro re, celebrando una “ridda selvaggia”, un ballo di gruppo. Max però, essendo stato lontano da casa per molto tempo, inizia a sentirne la mancanza decidendo, contro il volere dei mostri, di farvi ritorno e, arrivato nella propria cameretta, ritrova la cena che la mamma gli aveva portato ancora calda.
L’autore utilizza una modalità narrativa che rende la storia ricca di significato in quanto utilizza le immagini e gli spazi in modo dinamico, che si modificano a seconda dello stato d’animo del protagonista.
Le illustrazioni si ampliano sempre più nelle pagine del libro, ed in questo modo il protagonista lascia la realtà, caratterizzata dalla “violenza”della rabbia verso la mamma che lo ha punito, per entrare nel mondo della fantasia.
Il punto massimo della rappresentazione si ha quando si presentano in successione tre pagine illustrate senza spazi bianchi che in seguito, dopo un improvviso cambiamento interiore del protagonista, quando sentirà la mancanza della propria casa, lo indurrà a ritornare sui suoi passi, e lentamente gli spazi bianchi si rimpossesseranno della pagina.
Quando Sendak consegnò l’albo alla casa editrice questa era preoccupata dalla rappresentazione grafica dei mostri, perché temeva che potesse spaventare i bambini, oltre al fatto che il formato scelto era poco utilizzato e dispendioso.
All’inizio infatti le vendite non raggiunsero le aspettative a causa delle sembianze dei mostri che bloccavano i genitori dall’acquistare il libro, e dalle recensioni negative della critica, che si divideva tra coloro che ritenevano la storia non adatta ai bambini, e quelli che invece consideravano Sendak un pioniere nell’ambito della letteratura per l’infanzia. Ma a dispetto di quanto si era detto, il libro piaceva molto ai bambini diventando uno dei libri per l’infanzia più richiesto.
Alcuni genitori criticarono il fatto che nella storia Max gridava contro la sua mamma e, addirittura, scappava di casa, mentre, invece, secondo altri, era da apprezzare l’insegnamento positivo quando Max trasformava la sua rabbia in modo produttivo, sfogandola nella fantasia del viaggio immaginario che lo porterà a concludere a non permettere più che la rabbia lo allontani dalle persone care.
Il fatto che la storia non presenti una morale diventa oggetto di aspre critiche da parte di Bettelheim, che come già ampliamente spiegato nel primo capitolo relativo alla fiaba, sostiene come essa debba aiutare il bambino a sconfiggere il mostro interiore che lo opprime offrendo delle soluzioni positive; egli del libro di Sendak critica l’immagine del bambino che litiga con la mamma e che come soluzione ai suoi problemi fugge da casa anche se solo con la fantasia.
Bettelheim giunse persino a dichiarare a Sendak:“Odierò per sempre il tuo libro”.
Le illustrazioni dei mostri sono sia spaventose che spiritose allo stesso tempo, lasciando riflettere il protagonista sulle proprie emozioni, tanto che Max diventa un personaggio in cui i bambini si possono identificare; la “ridda selvaggia” ed i mostri perciò permettono di dare sfogo all’aggressività e alla frustrazione, che fanno parte della crescita.
Le parole di Sendak a questo proposito sono molto significative:”Sin dalla più tenera infanzia i bambini convivono con emozioni dirompenti; paura ed ansia fanno intrinsecamente parte della loro vita quotidiana, devono confrontarsi meglio che possono con continue frustrazioni.
Attraverso la fantasia i bambini giungono alla catarsi … è il migliore strumento per dominare i Mostri Selvaggi”.

Piccolo blu piccolo giallo

È un albo illustrato che ha riscosso molto successo diventando un classico per i più piccoli che ha permesso a Lionni di vincere il premio Andersen 2001.
Narra la storia di un’amicizia tra piccolo giallo e piccolo blu, della loro vita quotidiana a casa e a scuola, dei giochi tra amici.
Un giorno però accade che quando si abbracciano diventano entrambi verdi, e tornati a casa le loro famiglie non li riconoscono, tanto che per la disperazione piangono così tanto che ognuno ritorna del proprio colore.
Le mamme e i papà li abbracciano, felici di aver ritrovato i propri bambini, e nell’abbraccio diventano tutti verdi: il significato profondo di questa storia sta nel fatto che siamo tutti diversi, ma allo stesso tempo anche tutti uguali.
Questo albo è stato realizzato per la prima volta nel 1959 da Leo Lionni, ripubblicato poi nel 1999 da Babalibri, creato utilizzando solo delle semplici macchie di colore che hanno fatto del libro un’opera commerciale e poetica allo stesso tempo.
Ciò che caratterizza l’autore - che, oltre ad essere un abile designer e grafico, è un illustratore molto apprezzato - è la capacità di comprendere la mente dei bambini e di creare un mondo di valori che trasformano le sue storie in favole contemporanee che trattano temi come l’identità, la solidarietà, la ricerca di sé e il confronto con gli altri.

domenica 20 febbraio 2011

L'utilizzo nel nido degli albi illustrati

L’albo illustrato, può essere definito come un prodotto editoriale destinato ai bambini del nido, ma che ha riscosso molto successo anche fra i ragazzi più grandi, definito da Barbara Bader come “una forma d’arte” , perché può racchiudere in sé dei veri e propri capolavori d’illustrazione.
Secondo quanto afferma la studiosa Campagnaro, è caratterizzato da due codici comunicativi, iconico e verbale, in quanto il testo e le illustrazioni sono legati fra loro e, anche se il bambino ancora piccolo non è in grado di leggere, si affida in gran parte a ciò che l’immagine gli comunica, per comprendere lo svolgimento della storia e cogliere il significato trasmesso dal libro.
Nell’albo sono presenti i cosiddetti textual gaps, cioè spazi bianchi che il lettore deve riempire, e che gli permettono di dare un’interpretazione personale di ciò che il libro rappresenta e suscita in lui. Il testo e l’immagine sono legati fra loro da tre diversi tipi di relazione, complementare e simmetrica, quando ciò che il testo narra e quanto l’immagine comunica sono fra loro coincidenti, dinamica quando il testo e l’immagine forniscono delle informazioni in contrasto fra loro.
Quando si valuta l’eventuale utilizzo di un albo illustrato, bisogna considerare i seguenti elementi: il codice verbale che riguarda l’utilizzo di parole e frasi per narrare le avventure dei personaggi, il codice iconico cioè l’uso di immagini per descrivere una situazione, il codice grafico che riguarda gli elementi che costituiscono una pagina, il codice tipografico che è relativo ai materiali utilizzati per realizzare l’albo, il codice relazionale che concerne le tecniche utilizzate per coinvolgere il lettore nella storia.
Esistono in commercio differenti tipologie di picturebooks, che si distinguono in: tradizionalisti in cui il testo è preminente rispetto all’immagine e l’interpretazione della storia è univoca, moderni in cui le immagini vogliono comunicare qualcosa e l’albo può essere interpretato in diversi modi, post-moderni in cui il lettore può interpretare la storia secondo differenti modalità, e in cui il finale è aperto, lasciando il lettore libero di esprimere la propria creatività.
L’opinione della studiosa Angela Dal Gobbo, è che gli albi illustrati presenti nel nido devono saper rispondere alle esigenze delle diverse età dei bambini che accolgono.
Per i lattanti, (6-12 mesi) è bene scegliere di adottare “libri sensoriali”, grandi, con immagini semplici, realizzati con materiali che stimolano i sensi del bambino come stoffa, plastica, gomma …
Deve trattarsi di materiali atossici che il piccolo può manipolare, portare alla bocca, conoscere attraverso l’uso dei cinque sensi, in quella che può essere definita come una vera e propria “lettura sensuale” , che porta il bambino a sperimentarli in piena sicurezza.
Per i semidivezzi, (12-24 mesi) la programmazione relativa all’attività di lettura deve basarsi sulla scelta di libri che abbiano poco testo, illustrazioni chiare e nitide, colori sgargianti, che narrano storie relative alla vita quotidiana, e quindi si rifacciano alle esperienze ed oggetti con cui il bambino può venire a contatto tutti i giorni, e che siano in grado di stimolare la sua attenzione e curiosità.
Si tratta perciò di storie che narrano azioni che fanno parte del suo vissuto: il momento del pranzo, il momento di andare a dormire, il vasino, i giochi con gli amici…
Il bambino, dai 24 mesi in poi, ha sviluppato la capacità di cogliere la relazione causa-effetto collegando le sequenze di azioni, che rappresentano una prima forma di struttura narrativa; in seguito sarà in grado di cogliere l’intreccio, cioè una sequenza di azioni.
È stato dimostrato, che i bambini che fin da piccoli hanno proprietà di linguaggio, riusciranno prima di altri nella comprensione di storie ed intrecci, perché stimolati dal dialogo con gli adulti e dalla lettura ad alta voce.
Per i divezzi, (24-36 mesi) i libri devono narrare storie che riguardano l’ambiente e la famiglia in cui il bambino può identificarsi, che rappresentino anche alcuni valori importanti come l’amicizia e l’affettività, e che permettano di ampliare la sua conoscenza fino ad allora sperimentata nell’ambiente familiare.
I bambini verso i 30 mesi poi, sono in grado di produrre narrazioni autobiografiche che narrano della loro esperienza personale, diventando questo, un ulteriore fattore per la comprensione dei libri.
Secondo quanto afferma la studiosa, sono in grado di seguire lo scorrere dei loro pensieri, e, per non ripetere episodi che sono loro accaduti, utilizzano figure simboliche che permettono di poter narrare ciò che è avvenuto, senza rivelare di esserne i protagonisti.
Nelle storie per bambini si trovano frequentemente figure di animali umanizzati che rappresentano proprio la loro esigenza di volersi in qualche modo “tutelare”, per poter esprimere meglio ciò che provano, senza esporsi direttamente.
I libri per bambini, anche se presentano una configurazione di base più semplice rispetto a quella per gli adulti, sono costituiti da un inizio, una parte centrale ed una conclusione, oltre a presentare un punto di tensione emotiva.
L’autore che scrive libri per bambini, non descrive quelle che potrebbero essere le loro riflessioni riguardo ad alcune situazioni, ma cerca di mettersi nei loro panni, ricordando emozioni e sensazioni che aveva provato quand’era piccolo, e “attraverso i loro occhi” narra la storia: una vera e propria “visione dall’interno”.
Spesso si avvale dell’uso della rima e della musicalità delle frasi perché favoriscono la memorizzazione nel bambino, permettendogli di acquisire nuove parole e di arricchire il vocabolario personale.
Secondo quanto sostiene Angela Dal Gobbo, la consapevolezza che il bambino ha di se stesso, e quindi la percezione della propria identità in quanto persona, incontra quella del compagno al nido, scoprendo perciò il desiderio di relazione.
Questo primo contatto con l’altro, e quindi con il mondo esterno, si verifica già a partire dai tre mesi quando incrocia lo sguardo della madre, incentrando sugli occhi, “specchio dell’anima”, la relazione, come accade a Max, protagonista dell’albo Nel paese dei mostri selvaggi.
In Piccolo blu piccolo giallo, i personaggi sperimentano la sofferenza nel non essere riconosciuti dai propri genitori per quello che in realtà sono, dopo che nell’abbraccio piccolo giallo e piccolo blu hanno mescolato il loro colore originario, diventando entrambi verdi.
Perché il bambino possa approcciarsi in modo corretto al libro, è importante che prima lo “faccia suo” perché, tramite l’esplorazione sensoriale, possa capire che non ha nulla da temere e che, anzi, potrà diventare per lui un utile strumento per conoscere la realtà e per relazionarsi meglio con ciò che lo circonda.
L’educazione alla lettura costituisce una parte molto importante della vita di un bambino al nido, e per questo, è indispensabile che sia realizzata adottando albi illustrati che suscitano sensazioni ed emozioni che coinvolgono direttamente il lettore.
Di seguito vorrei riportare due albi che a mio parere sono molto significativi e il cui valore verrà sempre riconosciuto per la semplicità con cui temi profondi e delicati sono stati trattati, venendo per questo molto apprezzati dai bambini perché lasciano un insegnamento che non è esplicito, ma che è facilmente intuibile.